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Archivio Giacomelli

  • Descrizione del fondo

    Il fondo fotografico Giacomelli costituisce un’eccezionale fonte di studio per la storia del Novecento veneziano. Una stima sicuramente in difetto configura un patrimonio di 180.000 negativi di vario formato e supporto, comprensivo di molte lastre in vetro, che documentano le principali trasformazioni urbane, socio-economiche e culturali avvenute a Venezia e in buona parte del Veneto. Lo studio, originariamente ubicato in via XXII Marzo presso il ponte di San Moisè e dalla metà degli anni Cinquanta trasferito in calle del Carro in Frezzaria nei pressi di Piazza San Marco, iniziò l’attività nella seconda metà dell’Ottocento con Giacomo Giacomelli, in co-proprietà con il fotografo Domenico Contarini. Alla morte di quest’ultimo, la famiglia Giacomelli ne acquisì la piena titolarità, mantenendola per tutto il Novecento nell’arco di quattro generazioni, fino alla chiusura dello stabilimento.

    Il fondo Giacomelli comprende una raccolta fotografica assai eterogenea, cui solo nel 2021, con il passaggio delle competenze di gestione in capo alla Rete Biblioteche di Venezia è stato associato un cronoprogramma di digitalizzazione e catalogazione definitiva. La vastità del patrimonio, pervenutoci al netto di perdite di un certo rilievo avvenute nel corso della sua storia (sparizioni, danneggiamenti, vendite), è legata alla leadership della Reale Fotografia Giacomelli nel quadro delle più importanti commissioni di documentazione pubblica da parte di enti e soggetti fondamentali per la storia veneziana del ’900.

    I Giacomelli sono stati per diversi decenni i fotografi principali della famiglia reale dei Savoia, del Comune di Venezia e di svariati enti, istituzioni e imprese, sia pubbliche che private. Tra i più rappresentativi ricordiamo la Provincia di Venezia, l’A.N.A.S, le grandi imprese edili tra le quali Ferrobeton e S.A.C.A.I.M., numerosi architetti e progettisti. Nel settore della grande e della piccola industria molte erano le aziende che si sono valse della collaborazione dell’Agenzia fotografica: numerose le fabbriche di Porto Marghera, alcune delle quali chiuse (Montevecchio, Sice-Edison, Vetrococke), altre ancora oggi operanti (E.N.E.L., ex S.A.D.E); numerose industrie e laboratori artigianali di Venezia (Mulino Stucky, la fabbrica di tessuti Fortuny e il laboratorio di merletti Jesurum) e le più importanti vetrerie di Murano. Nel settore portuale e della navigazione sono presenti: il Porto di Venezia, l’Azienda di Navigazione Lagunare, i Cantieri Navali, l’Adriatica e la Panfido. In ambito sanitario troviamo immagini commissionate dall’Ospizio Marino del Lido e l’Ente di Assistenza Comunale, In quello turistico-alberghiero dalla Compagnia Italiana Grandi Alberghi ed altri esercizi del centro storico. Infine, nel campo della produzione artistica e culturale, troviamo istituzioni di grande importanza, come il Teatro la Fenice, la Biennale di Venezia (agenzia accreditata fin dalla 1^ Esposizione d’Arte Cinematografica del 1932), la Fondazione Giorgio Cini, Palazzo Grassi, nonché numerosi pittori, scultori e antiquari veneziani, che commissionavano ai Giacomelli la riproduzione delle loro opere e collezioni (Cadorin, Vedova, Viani, Minerbi, Frezzati, De Robilant e molti altri).

    Il materiale conservato nei locali dell’Archivio Storico Municipale riguarda principalmente il periodo che va dal 1919 al 1980 ed è suddiviso per committenti, secondo l’organizzazione data dai titolari dello studio quando era collocato nel magazzino della Frezzeria, fondata sostanzialmente in una tripartizione funzionale, prima che semantica. La sezione più consistente è denominata “industriale” e comprende una quantità di materiale piuttosto eterogeneo.

    Vi troviamo: i cantieri delle grandi opere pubbliche e le attività delle istituzioni (interventi urbanistici eseguiti a Venezia e nell’entroterra, opere di industrializzazione, edilizia e restauro, viabilità, trasporti, gestione delle attività assistenziali, ricreative e scolastiche); le riproduzioni di disegni e progetti di architetti, ingegneri e periti tecnici; le fotografie degli studi degli antiquari e altro ancora. La seconda sezione, denominata “ritratti”, comprende migliaia di ritratti di singoli individui o gruppi di persone, tra le quali vanno segnalati i membri della famiglia reale e gli stessi Giacomelli. La terza sezione, infine, denominata “avvenimenti”, comprende un cospicuo gruppo di fotografie d’attualità. Vi troviamo i servizi svolti dall’azienda per la Biennale d’Arte contemporanea e la Mostra del Cinema (riproduzione delle opere d’arte e dei fotogrammi dei film, ritratti di attori, registi e personalità del mondo della politica e dello spettacolo); la documentazione prodotta per l’Ente Nazionale per il Turismo (vedute di Venezia e di Chioggia e paesaggi dell’entroterra veneziano); immagini di eventi e manifestazioni di vario tipo (l’incontro tra Mussolini e Hiltler avvenuto a Venezia nel 1934). Come si può notare l’elenco dei soggetti fotografati è estremamente ampio e offre un autentico campionario di scene di vita pubblica e privata della Venezia del Novecento, con possibilità di approfondire la ricerca su differenti discipline, quali la storia sociale, economica, del costume, ma anche la storia dell’arte, dell’architettura e dell’ingegneria. Lo studio Giacomelli ha saputo registrare, in maniera rigorosa e sistematica, i principali avvenimenti storici accaduti nel territorio veneziano, senza pretesa di giudizio critico, con l’unico scopo di documentare e testimoniare un’epoca tanto contraddittoria, quanto ricca di trasformazioni.

  • Storia del fondo

    La storia del fondo prende le mosse dalle vicende del fondatore, il triestino irredentista Giacomo Giacomelli (n. 1860) il quale, per sfuggire alla polizia asburgica, trovò rifugio a Venezia nel 1887 dove venne assunto da Domenico Contarini, proprietario di uno dei primi studi fotografici veneziani, con sede a San Moisè, in via XXII Marzo.

    Dopo circa dieci anni dall’inizio della sua attività veneziana, Giacomelli divenne socio del Contarini e, alla morte di quest’ultimo, ne acquisì l’attività nel 1904. A Giacomo succedette nel 1907 il figlio Piero (1892-1939) il quale nel periodo tra le due guerre seppe potenziare l'impresa diventando interlocutore privilegiato per rilevanti commesse anche di natura pubblica.

    Piero Giacomelli rinominò lo studio “Reale fotografia Giacomelli” e grazie ai buoni rapporti stabiliti con la famiglia reale, di cui divenne il fotografo ufficiale, e con le più influenti personalità del tempo nell'ambito politico, culturale e industriale - in primis il conte Giuseppe Volpi di Misurata - Pietro riuscì ad assicurarsi importantissimi servizi fotografici nel corso del ventennio fascista, periodo caratterizzato da grandi processi di trasformazione urbanistica ed economica per Venezia e la sua terraferma. La gestione di Piero Giacomelli coincide con il periodo di massima produttività e notorietà dello stabilimento, che si concentra principalmente tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento. In quegli anni le fotografie dei Giacomelli iniziavano a comparire sui primi giornali illustrati, da “La Domenica del Corriere”, a “Il Gazzettino Illustrato”, da “La Rivista mensile della città di Venezia” (mensile ufficiale del Comune dal 1922 al 1935) a “Le Tre Venezie” (rivista mensile della Federazione Provinciale Fascista di Venezia), come supporto iconografico al resoconto degli eventi riportati (inaugurazione di infrastrutture, avvenimenti politici, visite istituzionali di gerarchi e di personalità pubbliche, etc.). Altre fotografie diventavano oggetto espositivo per mostre e manifestazioni celebrative del regime fascista, anche di rilievo internazionale, per documentare le grandi opere pubbliche realizzate. In quest’arco di tempo la fama dei Giacomelli si espanse oltre i confini regionali: ancora durante la seconda guerra mondiale li ritroviamo a Roma come documentaristi ufficiali delle esposizioni d’arte contemporanea promosse dalla “Fondazione Quadriennale”

    Ulteriore impulso alla fama internazionale dello studio fu offerta nel1932, in occasione dell’avvio della Mostra del Cinema, quando fu affidata allo studio Giacomelli l'esclusiva di documentare le attività della nota manifestazione internazionale.

    Dopo la morte di Piero, nel 1939, l’attività proseguì sempre grazie alla continuità di gestione che la famiglia e gli eredi seppero garantire, anche nel corso della guerra e, in seguito, negli anni della ricostruzione, per concludersi nel 1986, anno della definitiva chiusura dello studio fotografico.